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La Camera Penale del Tribunale di Prima Istanza di Tunisi rinvia il cosiddetto caso di “cospirazione” che coinvolge 40 imputati

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Martedì 4 marzo 2025, la Camera Penale del Tribunale di Prima Istanza di Tunisi ha deciso di rinviare l’udienza del caso noto come “cospirazione”, che coinvolge 40 imputati, alla sessione dell’11 aprile, respingendo nel contempo tutte le richieste di liberazione.
Tra gli accusati figurano personalità di spicco dell’opposizione, incriminate per presunti reati legati a un complotto contro la sicurezza dello Stato. Fuori dal tribunale, gli attivisti si sono radunati per protestare contro quello che hanno definito un “processo fabbricato” e parte di una repressione politica.
Nove degli imputati, attualmente in detenzione, non sono stati autorizzati a partecipare all’udienza, poiché il tribunale ha ritenuto che il loro rilascio costituisse un rischio. Gli avvocati della difesa hanno insistito sul diritto dei loro clienti di comparire fisicamente davanti al giudice, una richiesta sostenuta anche dai manifestanti.
La lista degli imputati include politici dell’opposizione, ex diplomatici, uomini d’affari, giornalisti, avvocati e attivisti per i diritti umani. Alcuni di loro hanno trascorso più di due anni in carcere, mentre altri sono fuggiti per evitare il processo.
Secondo gli avvocati della difesa, alcuni degli accusati rischiano la pena di morte in caso di condanna. Le accuse vanno dalla cospirazione contro la sicurezza dello Stato all’appartenenza a un gruppo terroristico, mentre altri sono sospettati di aver avuto legami illegali con parti straniere e diplomatici.
I critici del presidente tunisino Kais Saied sostengono che le accuse siano fabbricate e che il processo sia motivato politicamente. Saied, rieletto per un secondo mandato lo scorso anno, ha definito gli imputati “traditori e terroristi”, mentre l’opposizione lo accusa di aver orchestrato un colpo di stato contro la democrazia nel 2021.
La Tunisia, culla delle rivolte della Primavera Araba, ha visto un significativo declino delle libertà sotto il governo di Saied. I critici, tra cui l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, accusano il suo governo di utilizzare il sistema giudiziario per reprimere l’opposizione dalla sua presa di potere nel 2021, quando ha sciolto il parlamento e ampliato i suoi poteri esecutivi.
I sostenitori di Saied, tuttavia, sostengono che la sua repressione sia necessaria per stabilizzare il paese, che soffre di inflazione, disoccupazione e corruzione. Molti tunisini incolpano le élite politiche per la cattiva gestione economica.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato quelle che descrivono come accuse fabbricate contro figure dell’opposizione, incluso il trattamento degli imputati. La Commissione Internazionale dei Giuristi ha dichiarato in un comunicato: “Le violazioni sistematiche e documentate dei diritti degli imputati durante la fase pre-processuale minano gravemente la legittimità, l’indipendenza e l’imparzialità del processo.”
Scene dal processo e dalle proteste
Fuori dal tribunale, i manifestanti hanno esposto cartelli con scritto: “No ai processi in contumacia, no a un sistema giudiziario che non garantisce i diritti, libertà per i prigionieri politici.” Un manifestante portava una foto di Rached Ghannouchi, leader del movimento di opposizione Ennahdha, con la scritta: “Libertà per Rached Ghannouchi.”
Lamia Farhani, avvocata e membro del comitato di difesa dei detenuti, ha dichiarato: “L’ironia è che un presidente esperto in diritto costituzionale viola le leggi che ha giurato di rispettare. Questa ipocrisia dimostrerà alla fine l’innocenza dei detenuti.”
Ahlem, una manifestante che ha chiesto di non rivelare il suo cognome, ha detto: “Sono venuta per sostenere quelli detenuti per le loro opinioni, quelli che sono stati rapiti e trattenuti al di fuori delle procedure e delle leggi. Rifiutiamo questa farsa che impedisce agli imputati di affrontare direttamente i loro giudici per difendersi.”
Opinione pubblica divisa
Tuttavia, non tutti i tunisini si oppongono alla repressione. Mohamed, un venditore di pesce a Tunisi, ha detto: “Spero che ricevano l’ergastolo. Hanno distrutto il paese. Prima riempivamo i nostri cestini con 20 dinari, ora 100 dinari non bastano. Metà della popolazione è disoccupata. Hanno mentito, rubato e fatto contrabbando.”
Le dichiarazioni di Mohamed riflettono la disperazione economica che spinge alcuni cittadini della classe operaia a sostenere la campagna di Saied contro la corruzione.
Timori di un arretramento democratico
Il processo arriva in un momento di crescenti tensioni tra il governo di Saied e l’opposizione, che lo accusa di scivolare verso l’autoritarismo. Dal 2021, decine di critici sono stati arrestati in base a leggi repressive, come il Decreto-Legge 54.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha esortato le autorità tunisine a “cessare tutte le forme di persecuzione contro gli oppositori politici” e a rispettare la libertà di espressione e di assemblea. Le organizzazioni locali per i diritti umani hanno avvertito che il processo potrebbe rivelare un arretramento democratico in Tunisia.
Sono previste udienze regolari nelle prossime settimane, e le sentenze avranno probabilmente un impatto significativo sul panorama politico diviso della Tunisia. Per ora, l’assenza degli imputati detenuti e le procedure giudiziarie a distanza sollevano preoccupazioni sull’integrità del sistema giudiziario, alimentando i timori di una giustizia politicizzata.
